venerdì 8 gennaio 2010

Fiat 1100 modello evasore

di Michele Serra - Satira preventiva, L'Espresso 8.01.2010

Lo scudo fiscale ha permesso di valorizzare i successi dell'economia sommersa, frutto dell'ingegno e della laboriosità degli italiani. Al ministero delle Finanze è in allestimento una grande mostra, 'Tesori sconosciuti', nella quale esporre i più prestigiosi bottini illegali rientrati in patria. Il catalogo della mostra, con i bollini Siae contraffatti e stampato in una tipografia clandestina di Portici, è a cura dello storico inglese sir Edmund Hook, massimo esperto al mondo della storia della pirateria. Vediamo i pezzi principali esposti.

Il Grande Truciolo Si pensava fosse solo una leggenda. È il soprannome del favoloso forziere costruito dai mobilieri brianzoli in una vallata svizzera isolata. Lungo i secoli è stato riempito di denaro trafugato. Costruito in legno massello, è in tipico stile brianzolo: è a forma di pagoda cinese, con inserti moreschi, finestre veneziane, patio messicano e tetto tirolese. I pochi escursionisti che lo hanno visto al loro ritorno non sapevano come descriverlo, e si limitavano a gesticolare con gli occhi pieni di terrore. Impossibile da trasportare in Italia, il Grande Truciolo sarà comunque presente alla mostra grazie all'esposizione del progetto originale del geometra Perego, tracciato nel 1956 su una tavola di compensato millimetrato.

Millecento Doppiofondo È la mitica Fiat Millecento sulla quale il decano degli evasori fiscali italiani, il commendator Gino Ginetti, trasportava a Lugano le mazzette di banconote. Grazie a un capace doppiofondo, che occupava l'intero abitacolo e poteva ospitare anche posate d'argento, quadri e tappeti, la Millecento era alta il doppio di un'automobile normale. Per non destare sospetti presso gli inflessibili doganieri svizzeri, il Ginetti si affacciava dal finestrino, a tre metri di altezza, e spiegava che la macchina era così alta solo perché aveva le gomme troppo gonfie. Accanto alla Doppiofondo sarà esposto il convoglio di elefanti (oggi imbalsamati) con il quale Ginetti e collaboratori varcarono il Gottardo nel 1964, sotto una memorabile bufera di neve, trasportando in Svizzera un'intera fabbrica di lavatrici, completa di operai, da rivendere clandestinamente agli arabi. Fermato dai doganieri, Ginetti spiegò che era un discendente di Annibale, in Svizzera per turismo, e stava tornando a Cartagine. Venne creduto.

Conto Cocaina È il misterioso nome in codice scelto dal cassiere della 'Ndrangheta, Pino Umbrico detto 'o Scimunito, per depositare i giganteschi proventi della cocaina. Fu 'o Scimunito in persona a scegliere, tra i tanti, il Banco di Medellin e a spiegare alla televisione colombiana, vantandosi, come funziona la filiera della cocaina. Si presentava in pubblico come 'il re della Coca' e distribuiva biglietti da visita già arrotolati. Grazie allo scudo fiscale rientrano in Italia settantamila miliardi di euro, tutti depositati sul Conto Cocaina. Lo stesso 'o Scimunito, impagliato dopo una sparatoria con la mafia cinese, sarà esposto alla mostra con in mano l'ultimo rendiconto del conto corrente, un rotolo di carta lungo sette chilometri che parte dalle sue mani e avvolge simbolicamente tutte le sale dell'esposizione e le strade limitrofe.

Gola Profonda È lo scherzoso soprannome dell'otorinolaringoiatra Aldo Spratz, che non ha mai rilasciato in tutta la vita una ricevuta fiscale grazie a un ingegnoso stratagemma: al termine di ogni visita gridava "al fuoco!" fuggendo per le scale. Anno dopo anno, ha costituito a Vaduz un cospicuo patrimonio che ora può rientrare in Italia ed essere esposto, meritoriamente, a Roma. Si tratta di un'installazione artistica formata da banconote, cedole azionarie, Rolex d'oro, collier, una Maserati, un paio di Van Gogh e tre mignotte d'altissimo bordo. Era tutto custodito in un caveau, ora è disposizione del grande pubblico.

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