sabato 26 novembre 2011

Trecento economisti per salvare l’Europa

http://politicaeconomiablog.blogspot.com

Trecento autorevoli economisti italiani e stranieri, De Cecco, Nuti, Artoni, Bosi, Paladini, Pivetti per citare solo alcuni italiani, hanno sottoscritto un documento perché il nostro paese non accetti supinamente politiche errate e controproducenti che ci sono “richieste dall’Europa” e che peggioreranno irrimediabilmente la crisi nostra e dell’Unione. Purtroppo il nuovo Presidente del Consiglio, la sinistra parlamentare e i suoi organi di informazione hanno lasciato alla destra, anche nel dibattito parlamentare, uno strumentale monopolio di queste idee.
I punti principali del documento degli economisti (consultabile con le adesioni al sito: http://documentoeconomisti.blogspot.com/) sono questi: 1) le misure di restrizione dei bilanci pubblici “richieste dall’Europa” hanno aggravato la recessione e la crisi finanziaria; attualmente l’Eurozona è senza una bussola e l’Italia è stata usata come capro espiatorio; 2) la crisi italiana non può essere affrontata se non nell’ambito di politiche espansive europee volte a riequilibrare gli svantaggi commerciali che sono seguiti alla moneta unica; il nostro paese non è la causa, né può tantomeno essere la soluzione della crisi europea; 3) prima che sia troppo tardi – forse lo è già – la BCE deve intervenire a garanzia illimitata dei debiti sovrani riconducendo a tutti i costi i tassi di interesse a livelli compatibili con l’attuazione delle menzionate politiche di ripresa; 4) tali politiche non possono che basarsi sul sostegno della domanda aggregata – in primis nei paesi in surplus commerciale; 5) in questo ambito il nostro paese, e gli altri “periferici”, si dovrebbe impegnare a stabilizzare il rapporto debito pubblico/Pil, respingendo con fermezza ogni ipotesi di inutili abbattimenti che annichilerebbero crescita, occupazione e standard di vita; con tassi di interesse sufficientemente bassi - e i tassi li fanno le banche centrali, se vogliono, e non i mercati – qualunque debito è perfettamente sostenibile (come in Giappone che l’ha doppio del nostro). I mercati capirebbero e apprezzerebbero mentre, come chiunque vede, non apprezzano il cilicio che Italia e Europa continuano a indossare stringendolo viepiù.
Scrivono inoltre gli economisti: “la riduzione dei tassi e la rimozione di inutili e controproducenti strategie di abbattimento del debito pubblico, nel quadro di politiche europee espansive, libererebbe risorse per la crescita del paese sia dal lato della domanda interna che del rilancio della competitività. Tali risorse - assieme a quelle che dovranno provenire da una seria lotta all’evasione fiscale, da un'imposta che colpisca i patrimoni su base regolare e annua e non una tantum, e dalla razionalizzazione della spesa pubblica (inclusi i costi della politica) - vanno prioritariamente destinate alla riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un aumento dei salari netti, al sostegno di istruzione, ricerca e cultura, agli investimenti per l’industria pubblica (da non svendere assolutamente all’estero), al Mezzogiorno, all’ambiente, all’efficienza della giustizia e della pubblica amministrazione, alla difesa della legalità.”
Qualcuno ci accuserà meschinamente di fare il gioco della destra, o di anti-Europeismo. Noi crediamo che a fare questo gioco, o a essere anti-europeista, sia proprio chi muove questa accusa. Le più autorevoli opinioni a livello internazionale sono dell’avviso che senza misure quali quelle sopra riferite l’Europa non ha speranza. Eppure lo spazio a livello internazionale per una alleanza con altri paesi europei, Francia in primis, v’è - ora che abbiamo un governo presentabile, qualità questa che però non può rimanere la sua unica. Opponendosi a qualsiasi soluzione ragionevole, la Germania si sta assumendo l’onere storico di far presto crollare l’Europa, non solo monetaria, ma politica. Spezzare questa deriva dovrebbe essere la responsabilità storica del nostro nuovo governo, non quella di impossibili fatiche di Sisifo di abbattere il debito rendendosi complice di tale deriva.

lunedì 21 novembre 2011

Consiglio Comunale

A V V I S O
nella Sede Municipale
venerdì, 25 novembre 2011, alle ore 20.30,
è convocato in sessione straordinaria
IL CONSIGLIO COMUNALE
per trattare in seduta pubblica, il seguente
ORDINE DEL GIORNO
1. Comunicazioni del Sindaco;
2. Approvazione verbali della seduta precedente;
3. Interrogazione presentata dai consiglieri di “Progetto Vaprio” avente per oggetto: Piano attuativo area “AP1”;
4. Approvazione Variazione n. 4 – Assestamento generale al Bilancio di previsione 2011;
5. Approvazione convenzione con il Comune di Busnago per il servizio associato Responsabile Area economico finanziaria triennio 2012/2014;
6. Rinnovo Organo di revisione economico-finanziario – triennio 2012/2014;
7. Esame osservazioni e approvazione Variante PII Vaprio Sud e modifica agli atti costituenti il Piano di Governo del Territorio (piano delle regole e piano dei servizi);
8. Approvazione Piano diritto allo studio – Anno scolastico 2011/2012.
Vaprio d’Adda, 16 novembre 2011
Il Sindaco
(Roberto Orlandi)

lunedì 14 novembre 2011

La bugia della riforma elettorale: tutti la vogliono ma nessuno la farà

http://www.dirittodicritica.com

La riforma della legge elettorale non era una delle richieste contenute nella lettera inviata all’Italia dalla Banca Centrale Europea (Bce) – sarebbe stato strano il contrario – e quasi sicuramente non rientrerà nelle priorità del governo Monti. Già dalla serata di sabato, infatti, il PdL ha subordinato il suo appoggio al governo tecnico al rispetto degli impegni presi con l’Europa: non una legge in più né un passo fuori dal seminato.

E’ evidente, dunque, che della legge elettorale non se ne parlerà almeno fino a gennaio, quando la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum. A quel punto, il governo tecnico potrebbe trovarsi a dover discutere con quei partiti disposti a tutto pur di conservare l’ultima parola sui candidati in lista: la Lega Nord di Umberto Bossi che sfrutterebbe il Porcellum per chiudere la partita interna con i maroniani, Pd e PdL per silurare chi non ha rispettato i diktat del partito in questi anni. Ipocrisie e retorica a parte, infatti, il Porcellum fa comodo a tutti. Anche alle sinistre, da sempre lacerate in correnti e fazioni rispetto ai più monolitici partiti di destra.

Scontato – di contro – l’esito del referendum sul Porcellum: a giudicare dal sentimento comune, i cittadini voteranno l’abrogazione della legge voluta da Calderoli e metteranno alle strette Parlamento e partiti, a quel punto senza più alibi. Eppure, se non verrà meno il ricatto con cui il PdL (e non solo) minaccia di tenere in scacco il prossimo governo tecnico, l’ipotesi più concreta è che si vada a votare con l’attuale legge elettorale (né sarebbe questo il primo referendum con un esito ignorato dai partiti). A mancare, infatti, sarebbe una maggioranza trasversale e coesa sul nuovo meccanismo del voto, da sempre una delle leggi più complesse e difficili da approvare anche con esecutivi forti.

«Non credo – ha detto ieri Walter Veltroni (Partito democratico) – che si possa chiedere a un governo» come quello che sta componendo Mario Monti «di svolgere questa funzione», la riforma elettorale spetta al Parlamento: «lì va trovato un punto di equilibrio». Come dire: in queste condizioni è un’impresa quasi impossibile. Di segno opposto la dichiarazione del segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, che ha sottolineato come il prossimo esecutivo tecnico dovrà dare corso a diverse riforme: quella elettorale, quella dei regolamenti di Camera e Senato e quella per la riduzione del numero dei parlamentari. Sulla stessa linea di Veltroni, invece, l’ex ministro della Giustizia di Berlusconi, Angelino Alfano, che dall’Annunziata affida la patata bollente ai cittadini ma non certo al governo Monti: «la riforma elettorale non un è tema di governo, ma del Parlamento o dei cittadini, se la Corte Costituzionale darà il via libera al referendum».

Il presidente del Comitato per il referendum per i collegi uninominali Andrea Morrone e il coordinatore politico Arturo Parisi, invece, hanno chiesto al Presidente della Repubblica di non ignorare la volontà di un milione e 200mila cittadini e di far rientrare nel mandato del premier Mario Monti anche la riforma della legge elettorale.

Ma la questione – dopo l’approvazione del referendum – potrebbe non riguardare più né Napolitano né Monti: a fronte di un teatrino di partiti e segretari che invocano la riforma elettorale, il meccanismo sarebbe destinato a saltare in mancanza di una maggioranza trasversale che già oggi non esiste. E le elezioni sarebbero dietro l’angolo, con buona pace di tutti. Un porcellum.

venerdì 11 novembre 2011

Il Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio


Difendiamo i Territori

«Dal 1950 ad oggi l’Italia ha perso milioni di ettari della sua superficie libera (…) È giunto il momento di fare una campagna comune, di presidiare il territorio in maniera capillare a livello locale, di amplificare l’urlo di milioni d’italiani che sono stufi di vedersi distruggere paesaggi e luoghi del cuore».
Carlo Petrini (presidente di Slow Food e tra i primi aderenti al Forum)

Il Forum Nazionale vuole coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti in una rete che condivida gli stessi valori elementari, e sensibilizzare il nostro Paese su uno dei più grandi scempi che sta subendo, sotto silenzio e da troppo tempo: il consumo del suolo libero e fertile a favore di cemento e asfalto.

Il nascente Forum intende mettere in campo una serie di azioni concrete per fermare il consumo di suoli fertili e lo scempio del paesaggio italiano:
1) Elaborare una proposta di legge di iniziativa popolare
2) Proporre un censimento in tutti i Comuni degli immobili sfitti e non utilizzati
3) Promuovere una campagna di comunicazione a livello nazionale

Il consumo di suolo è in continuo aumento: Legambiente si stima che l’incremento è di circa 50.000 ha all’anno. Lo stesso studio evidenzia che la superficie cementificata risulta pari a 2.350.000 ha, cioè il 7,6% del territorio nazionale (teniamo presente che la nostra Penisola è formata da numerosi rilievi non edificabili). Purtroppo non possiamo fare affidamento su dati certificati, a testimonianza di quanto questo problema debba ancora essere monitorato e sufficientemente considerato come prioritario dalle Istituzioni.
L’attività speculativa in questo campo sembra non conoscere crisi di sorta e, forti delle nostre reti associative, registriamo e verifichiamo continuamente le voci di protesta che si levano a livello locale. Attraverso il Forum intendiamo presto mettere in campo azioni concrete per contrastare questa deriva che sta privandoci per sempre di beni comuni fondamentali: i nostri territori e la loro bellezza. La loro salvezza è legata indissolubilmente alla nostra qualità della vita, ciò che ci ha reso orgogliosi e famosi in tutto il mondo.
Il suolo fertile e l’integrità del paesaggio sono la principale garanzia per il futuro del nostro Paese, del turismo, della nostra agricoltura e dei nostri prodotti tradizionali, della salubrità dei luoghi in cui abitiamo e della biodiversità naturale ivi presente. La storia ci insegna che essi sono la base concreta di ogni cultura locale, ciò che unisce gli italiani nella diversità e ci rende un popolo unico. Paesaggio e territorio fertile sono la risorsa economica di cui siamo più ricchi, è assurdo sprecarla così.

Il Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio - Difendiamo i Territori, nasce su impulso dell’associazione Slow Food e del Movimento Stop al Consumo di Territorio, subito arricchitosi della presenza di numerose organizzazioni nazionali (tra cui Legambiente, LIPU, Pro Natura, Eddyburg, Movimento Decrescita Felice, Altreconomia, Associazione Comuni Virtuosi, Rete del Nuovo Municipio, Borghi Autentici d’Italia, Medici per l’Ambiente, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, organizzazioni agricole), di oltre 350 associazioni e comitati locali e più di 3000 prime adesioni individuali, tra cui quelle di urbanisti, docenti universitari, sindaci, architetti, giornalisti, produttori agricoli ecc.