giovedì 28 gennaio 2010

HAITI : tutti i conti attivi presso BANCA ETICA

Molte delle organizzazioni socie e clienti di Banca Etica sono in movimento per soccorrere la popolazione della capitale di Haiti, distrutta da un devastante terremoto. Ecco tutti i conti correnti attivi presso gli sportelli di Banca Etica.
CARITAS ITALIANA - Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 – causale “Emergenza Haiti” COOPI/AGIRE - COOPI, insieme alle altre ong aderenti al coordinamento AGIRE, ha aperto una raccolta di fondi da destinare ai bisogni più urgenti: cibo, acqua potabile, medicinali, ripari temporanei. Ma la portata del disastro è così ampia da richiedere un intervento di assistenza e ricostruzione della durata di diversi mesi. Per donare: C/C bancario Banca Etica IBAN : IT 06 R 05018 01600 000000102369 CIN R oppure donazioni online http://www.coopi.org/it/shop/dona-ora/. LEGAMBIENTE E AVSI - Legambiente si offre di indirizzare una raccolta di fondi per Haiti attraverso l'AVSI. Si può utilizzare il conto bancario: Legambiente onlus, Banca ETICA, codice IBAN IT79 P050 1803 2000 0000 0511 440 - specificando: emergenza Haiti. MEDICI SENZA FRONTIER ITALIA ONLUS - Per contribuire all’azione di soccorso di MSF a Haiti: bonifico bancario Banca Etica - IBAN IT58D0501803200000000115000 - causale Terremoto Haiti, oppure on line sul sito di MSF- www.medicisenzafrontiere.it UNICEF - Si possono effettuare donazioni all’UNICEF: tramite: cc bancario Banca Etica IBAN IT51 R050 1803 2000 0000 0510 051 oppure online su www.unicef.it/haiti, oppure chiamando il numero verde UNICEF 800745000; PROGETTO MONDO MLAL - ha avviato una raccolta fondi straordinaria per la fase di ricostruzione, sapendo di potere già contare su un importante progetto di cooperazione, approvato a livello di Commissione europea, e su un partner in loco. Per donazioni: Banca Popolare Etica IBAN IT 07 J 05018 12101 000000511320 Anpas Firenze - ha aperto persoo la filiale di Banca Etica aperto il c/c "Anpas per Haiti” iban IT 52 X 05018 02800 000000556655Movimento Lotta alla Fame nel Mondo (MLFM) - I volontari MLFM si sono attivati con la comunità locale di Les Cayes in cui già lavoravano per recuperare generi di prima necessità, acqua, benzina. Per contribuire c/c bancario su Banca Popolare Etica – Ag. Milano - IBAN: IT91 R 05018 01600 000000 0540540 - intestato a Movimento Lotta Fame nel Mondo, Via Cavour, 73 – 26900 Lodi - causale: terremoto Haiti CIPSI - Le associazioni del Cipsi, presenti da anni ad Haiti con iniziative nel settore sanitario, educativo, agricolo e dei diritti, sono al lavoro. Hanno aperto un fondo speciale di raccolta per sostenere i primi interventi necessari alle popolazioni colpite. Le donazioni si possono effettuare con un versamento sul conto intestato a Cipsi su Banca Etica n. IBAN: IT21Z0501803200000000116280, con causale Emergenza Haiti MALAKI MA KONGO - L'associazione raccoglie fondi per aiutare i feriti di Montagne Noire, uno dei quartieri nell'entroterra di Haiti, spesso dimenticato dagli aiuti umanitari e dove Malaki ma Kongo-Haiti è installato dal 2002. Per donazioni effettuare un bonifico bancario sul conto intestato a Malaki ma Kongo IBAN: EU IT 07 X050 1811 8000 0000 0511 470 BIC: CCR TIT 2184E causale: SOS Haiti

giovedì 21 gennaio 2010

Giornata della Memoria


Comune di Vaprio d’Adda
Assessorato alla Cultura - Biblioteca Comunale “A. Pirovano”
in occasione della Giornata della Memoria
presenta

LA MELODIA DI BOBE HA
CANTI E RACCONTI DELLA SHOAH
Viaggio nella tradizione ebraica askenazita


Spettacolo musicale-letterario
Marina Colli –voce e chitarra
Lorenzo Munari - fisarmonica
DOMENICA 24 GENNAIO 2010 ORE 15.30
SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI VAPRIO D’ADDA
- ingresso libero -
________________________________________________
Marina Coli riporta in scena Bobe Ha , la leggendaria strega che popola le “vundermayselekh” (letteralmente: fiabe meravigliose), viaggia in lungo e in largo per l’Europa e porta al pubblico parole e musiche del repertorio tradizionale degli ebrei che hanno abitato i territori dell’Europa Orientale cantando e raccontando il folclore ashkenazita con le canzoni yiddish.Accompagnata dalla filarmonica di Lorenzo Munari, la voce di Bobe Ha canta e racconta il folclore ashkenazita, offrendo sia canti in linguia yiddish, che narrano la vita del popolo, i suoi sentimenti, le speranze, l'oppressione e le sofferenze, sia brevi letture di storie e piccole azioni teatrali che parlano di quotidianità, di matrimoni, di borghi di campagna, di realtà poco giuste, di tormento e nostalgia. Con le canzoni yiddish, con il loro espressionismo emozionale e lo struggente passionale accompagnamento musicale, prende forma un mondo scomparso: "....estinto nel breve spazio di una generazione, trucidato insieme a milioni di persone che lo parlavano."
Marina Coli, nata a Bolzano ma trasferitasi nel 1997 a Reggio Emilia, è cantante, narratrice ed educatrice e per anni si è dedicta allo studio del canto in lingua Yiddish, approfondendone gli aspetti linguistici e musicale e arrivando ad esprimere la sua particolare passione proprio attraverso la realizzazione dello spettacolo La melodia di Bobe Ha. La sua attività canora, iniziata da giovanissima con il Maestro Giuliano Tonini di Bolzano, è maturata con l'aiuto di Navid Mirzadeh, cantante, musicista e ricercatrice, da anni residente a Reggio Emilia, con Elisa Benassi, specializzata in psicofonia, e con l'attuale contributo metodologico dell'Istituto MOD.A.I.(modello acustico interagente con il sistema neurosensoriale) di Torino, diretto dal Dott. Marco Farinella, che applica in Italia il metodo funzionale dell'Istituo Lichtenberg di Darmstadt. Si è formata a Bolzano presso la Scuola Educatori, concludendo il proprio percorso con la tesi “Il rapporto educativo in psichiatria. La fotografia: una pratica educativa”.Come narratrice si è formata con attori e registi quali, Ascanio Celestini, Franco Lorenzoni, Gigi Tapella, Giuliana Tavoni, Monica Morini e Francis Pardeilhan tra gli altri. Da molti anni opera come educatrice in ambienti sociali diversi, promuovendo e conducendo progetti di socializzazione e riabilitazione. Racconta e canta in vari contesti collaborando alla progettazione culturale in varie province, con spettacoli di narrazione e canto che toccano diversi temi, quali la fiaba, l'intercultura, le festività dell'anno, ecc. E’ ideatrice e protagonista dello spettacolo musicale letterario “Voci di Vento – La voce delle donne nella Resistenza”. La sua produzione continua con i temi sociali, quali le migrazioni, con lo spettacolo musicale letterario dal titolo “Santallegria – Una stella cade per chi viene e chi va”. Dal 2006 conduce insieme a Francesca Bianchi e Francesco Moccia, la Scuola di Teatro Bismantova, a Castelnovo né Monti (Re), curando in particolare il teatro di narrazione ed il canto.
Tra i primi ad ottenere il diploma italiano di fisarmonica classica, presso il Conservatorio “Gioacchino Rossini” di Pesaro, Lorenzo Munari è laureato in musicologia presso la Facoltà di Filosofia e Lettere di Bologna (D.A.M.S.). Ha preso parte a corsi di perfezionamento con docenti quali: I. Battiston, S. Scappini, W. Zubitzky, tecnica Alexander con C. Jacomucci. Vincitore di vari concorsi fisarmonicistici a Marina di Massa, Villafranca, Acqui Terme, è tra i fondatori della scuola musicale Luigi Valcavi di Carpineti (Re) ove è docente di fisarmonica e tastiere. Recentemente ha composto ed eseguito musiche originali per lo spettacolo teatrale “Discorso alla felicità” per il regista Domenico Amendola e “Il Canto di Etty” (di Luca Lolli). Interessato alla musica di Astor Piazzola ha registrato un CD live contenente suoi brani (La fisarmonica incontra il pianoforte). Direttore artistico del Concorso musicale nazionale “Carpineti in musica”, svolge regolarmente attività concertistica sia come solista che in formazioni cameristiche, in Italia e all'estero (Trio Electicus, Ensemble de Minuti). E' inoltre direttore della Fisorchestra Luigi Valcavi, formata da giovani studenti, di cui ne è l'ideatore e curatore degli arrangiamenti.




lunedì 18 gennaio 2010

Il cuore a pezzi di Haiti


Viaggio nella capitale, mentre i sopravvissuti fuggono verso le campagne e la Repubblica Dominicana

di Simone Bruno e Federico Mastrogiovanni ( Il Fatto quotidiano )

Port-au-Prince

L’unica strada che collega Port-au-Prince alla frontiera sono ottanta chilometri di caos. Una strada sterrata per lunghi tratti, percorsa da enormi jeep che portano aiuti e personale di soccorso, da un lato, e da camion ricolmi di disperati dall’altro.
Troppo per una arteria che, pur essendo una delle sole tre uscite dalla capitale haitiana, è poco più larga di una corsia.

A Port-au-Prince molti abbandonano la città, hanno perso tutto e tornano verso le zone rurali dove ancora hanno qualche conoscente. Il flusso di persone che dalla capitale si sposta in campagna ha generato un “effetto esodo” che potrebbe avere degli effetti negativi. C'è chi si preoccupa che l'arrivo di molti appartenenti alle bande urbane di Port-au-Prince possa portare violenza e criminalità nelle città di provincia.

Chi può affrontare il viaggio, invece, raccoglie quanto può e scappa verso la vicina Repubblica Dominicana. La frontiera è saltata. Un gruppo di guardie armate dominicane cerca di mantenere una parvenza di ordine, mentre dal lato haitiano invece gli uffici sono proprio chiusi. È nato un piccolo mercato illegale dove si rimedia qualche cosa da mangiare e acqua potabile, ovviamente a prezzi di molto superiori al dovuto.

Si passa senza il controllo dei documenti, l’unico criterio che sembra adottare la polizia di frontiera è bloccare gli haitiani a piedi che a occhio giudicano più poveri. Ma tanto poco più in la dai buchi nella rete passa chiunque. L’anti-haitianismo a Santo Domingo lo ha inventato il dittatore Rafael Trujillo mentre in Europa scoppiava la Seconda guerra mondiale.

Il dittatore decise di far massacrare tutti gli haitiani nella Repubblica Dominicana e da quel momento è diventato comune, per dittatori e presidenti, dare la colpa dei mali del paese agli immigrati dell’ unico paese confinante. Crisi economiche, disoccupazione, delinquenza, tutto è colpa degli haitiani. Tanto è stata forte la propaganda per anni che oggi esiste un razzismo strisciante, non solo tra gli hotel di lusso e i casinò del lungomare, ma anche e soprattutto tra i dominicani più poveri. Un haitiano su dieci prima del terremoto era immigrato nel vicino paese, ora non è possibile capire cosa stia accadendo.

A poche decine di chilometri dalla frontiera, alle porte della capitale, il caos. Traffico bloccato e migliaia di persone che si muovono a piedi. Personale medico internazionale, cooperanti e camion di aiuto restano fermi per ore sotto il sole. Furgoni pieni di cadaveri e familiari sono invece fermi per ore nel tentativo di lasciare la città o di fare rifornimento di benzina o acqua. Qualche disperato si aggira tra le macchine bloccate nell' ingorgo e cerca di sbirciare tra i vetri oscurati della cooperazione internazionale per chiedere qualcosa da mangiare o un po' di denaro.

Ovunque donne camminano portando enormi pacchi sulla testa. A cinque giorni dal sisma, il soccorso delle decine di migliaia di feriti, la conta dei morti, la ricerca dei superstiti, il problema più impellente è la distribuzione di acqua, cibo e benzina “Qui se non entro tre giorni non si trovano questi beni primari, la situazione sarà insostenibile”, sostiene Jean, cooperante francese. “La gente raccoglie l'acqua di scarico perché la città è senza acqua, e presto aumenterà la tensione per accaparrarsi la benzina”. Migliaia di persone si affollano nelle tendopoli improvvisate da ong e Onu, dormendo per strada, lontano dalle case, per paura di nuove scosse di assestamento o della caduta dei molti edifici pericolanti.

La distribuzione dei soccorsi però va ancora a rilento. “Probabilmente ora di viveri e beni di prima necessità ne sono arrivati a sufficienza – commenta un funzionario Onu che preferisce rimanere anonimo – il problema è, come sempre, quello di distribuirli senza generare tumulti”. Per strada i volti della gente sono spaesati. Molti, ancora sotto shock, vagano per le strade, spesso indossando mascherine o stracci sulla bocca, per resistere al persistente odore di morte che si diffonde ovunque e si appiccica addosso.

giovedì 14 gennaio 2010

“... Ha senso parlare ancora di Elezioni?” …SI!


lettera di P.MARGUTTI alla Gazzetta dell'Adda

Nel mese di dicembre è uscito il primo numero del giornalino di Vivi Vaprio.
Com’è logico che fosse, trattandosi appunto del primo numero, abbiamo fatto il punto della situazione, sia per quanto riguarda la Nostra Lista Civica (raccontando di come stiamo lavorando, dei gruppi di lavoro che abbiamo creato), sia per quel che concerne il Nostro paese e il suo territorio. Abbiamo elencato alcuni dei temi più caldi della discussione con l’Amministrazione in carica, temi che certamente erano già stati espressi in più occasioni, ma che riguardano ancora tutti da vicino e sui quali è nostra premura tenere costantemente aggiornati i Nostri concittadini. Dopotutto lo scopo di un giornale di informazione, quale vuole essere il Nostro, è proprio questo: INFORMARE. Il fatto che di questi argomenti si sia già parlato in Consiglio Comunale, o siano già state date, in parte, alcune risposte da parte dell’Amministrazione, non significa che debbano restare confinati all’interno delle sale comunali, soprattutto dal momento che riteniamo siano questioni essenziali e straordinariamente importanti. Utilizzando lo stesso esempio citato dal Sig. Sindaco, vale a dire la nuova Zona Industriale che dovrà sorgere per finanziare il progetto della “tangenziale nord”, riteniamo che non sia marginale il fatto che per tutta la durata della campagna elettorale la Lista Civica Vapriese (l’attuale maggioranza) abbia sostenuto la concreta possibilità che ci fosse un’azienda interessata a creare un proprio insediamento produttivo a Vaprio, dando lavoro ad almeno 200 persone. In un periodo critico in cui abbiamo assistito impotenti alla chiusura di quasi tutte le aziende del Nostro amato paese, in cui molti negozi fanno fatica a restare aperti, mentre altri già hanno abbassato definitivamente la saracinesca, in cui tante famiglie hanno attraversato o stanno attraversando la drammaticità della cassa integrazione o della mobilità, è impossibile prendere alla leggera l’ipotesi di 200 posti di lavoro per i Vapriesi. Dire che «quando è iniziato l’iter c’erano certe premesse, poi con la crisi lo scenario è cambiato» non esaurisce certamente il bisogno di spiegazioni, poiché la crisi di cui parliamo è iniziata nel 2008, se non prima, mentre le elezioni ci sono state nel giugno 2009. Oltretutto sarebbe interessante anche capire cosa si intenda con «la nostra forza è stata sempre quella di muoverci in anticipo rispetto agli altri», perché alla luce dei fatti non si è riusciti ad impedire il quasi totale smantellamento del tessuto produttivo Vapriese né ad incentivare il commercio locale, così come non si è provveduto a creare, potenziare o adeguare i servizi prima che sorgessero centinaia di nuove unità immobiliari.
Rispondendo alla domanda che il Sig. Sindaco si poneva a chiusura dell’articolo, diciamo che se avessimo vinto le elezioni avremmo iniziato da subito a portare avanti i punti essenziali del Nostro Programma, avremmo rivalutato alcune scelte fatte dall’Amministrazione uscente che non ci convincono, avremmo predisposto un Piano pluriennale di opere pubbliche, avremmo dato risposte concrete ed immediate alle questioni più urgenti, non avremmo fatto nulla di diverso da quello che fa ogni nuova Amministrazione alla sua prima legislatura. Tuttavia noi siamo all’opposizione e stiamo portando avanti seriamente e correttamente il ruolo che ci compete, che è quello di controllare l’operato della Maggioranza, portare all’attenzione del Consiglio Comunale problemi, piccoli o grandi, di interesse pubblico per ottenere che vengano affrontati, chiedere chiarimenti sulle intenzioni dell’Amministrazione riguardo alcune tematiche, sviluppare idee e proposte, cosa che stiamo facendo attraverso i Nostri Gruppi di Lavoro e che presenteremo alla valutazione dei Cittadini. Quando citiamo i risultati delle elezioni di giugno, non è certamente per delegittimare l’Amministrazione in carica, perché noi abbiamo il massimo rispetto delle istituzioni e di quei Nostri concittadini che hanno votato in tal senso, né tantomeno vogliamo chiudere gli occhi davanti alla realtà. Ma questa realtà non dice solo che la Maggioranza vorrebbe; dice anche che tanti Loro concittadini non apprezzano alcune scelte che hanno fatto, che non condividono i loro progetti per il nostro territorio. E il Sindaco è il Sindaco di tutti, non solo di chi l’ha votato.

martedì 12 gennaio 2010

venerdì 8 gennaio 2010

Fiat 1100 modello evasore

di Michele Serra - Satira preventiva, L'Espresso 8.01.2010

Lo scudo fiscale ha permesso di valorizzare i successi dell'economia sommersa, frutto dell'ingegno e della laboriosità degli italiani. Al ministero delle Finanze è in allestimento una grande mostra, 'Tesori sconosciuti', nella quale esporre i più prestigiosi bottini illegali rientrati in patria. Il catalogo della mostra, con i bollini Siae contraffatti e stampato in una tipografia clandestina di Portici, è a cura dello storico inglese sir Edmund Hook, massimo esperto al mondo della storia della pirateria. Vediamo i pezzi principali esposti.

Il Grande Truciolo Si pensava fosse solo una leggenda. È il soprannome del favoloso forziere costruito dai mobilieri brianzoli in una vallata svizzera isolata. Lungo i secoli è stato riempito di denaro trafugato. Costruito in legno massello, è in tipico stile brianzolo: è a forma di pagoda cinese, con inserti moreschi, finestre veneziane, patio messicano e tetto tirolese. I pochi escursionisti che lo hanno visto al loro ritorno non sapevano come descriverlo, e si limitavano a gesticolare con gli occhi pieni di terrore. Impossibile da trasportare in Italia, il Grande Truciolo sarà comunque presente alla mostra grazie all'esposizione del progetto originale del geometra Perego, tracciato nel 1956 su una tavola di compensato millimetrato.

Millecento Doppiofondo È la mitica Fiat Millecento sulla quale il decano degli evasori fiscali italiani, il commendator Gino Ginetti, trasportava a Lugano le mazzette di banconote. Grazie a un capace doppiofondo, che occupava l'intero abitacolo e poteva ospitare anche posate d'argento, quadri e tappeti, la Millecento era alta il doppio di un'automobile normale. Per non destare sospetti presso gli inflessibili doganieri svizzeri, il Ginetti si affacciava dal finestrino, a tre metri di altezza, e spiegava che la macchina era così alta solo perché aveva le gomme troppo gonfie. Accanto alla Doppiofondo sarà esposto il convoglio di elefanti (oggi imbalsamati) con il quale Ginetti e collaboratori varcarono il Gottardo nel 1964, sotto una memorabile bufera di neve, trasportando in Svizzera un'intera fabbrica di lavatrici, completa di operai, da rivendere clandestinamente agli arabi. Fermato dai doganieri, Ginetti spiegò che era un discendente di Annibale, in Svizzera per turismo, e stava tornando a Cartagine. Venne creduto.

Conto Cocaina È il misterioso nome in codice scelto dal cassiere della 'Ndrangheta, Pino Umbrico detto 'o Scimunito, per depositare i giganteschi proventi della cocaina. Fu 'o Scimunito in persona a scegliere, tra i tanti, il Banco di Medellin e a spiegare alla televisione colombiana, vantandosi, come funziona la filiera della cocaina. Si presentava in pubblico come 'il re della Coca' e distribuiva biglietti da visita già arrotolati. Grazie allo scudo fiscale rientrano in Italia settantamila miliardi di euro, tutti depositati sul Conto Cocaina. Lo stesso 'o Scimunito, impagliato dopo una sparatoria con la mafia cinese, sarà esposto alla mostra con in mano l'ultimo rendiconto del conto corrente, un rotolo di carta lungo sette chilometri che parte dalle sue mani e avvolge simbolicamente tutte le sale dell'esposizione e le strade limitrofe.

Gola Profonda È lo scherzoso soprannome dell'otorinolaringoiatra Aldo Spratz, che non ha mai rilasciato in tutta la vita una ricevuta fiscale grazie a un ingegnoso stratagemma: al termine di ogni visita gridava "al fuoco!" fuggendo per le scale. Anno dopo anno, ha costituito a Vaduz un cospicuo patrimonio che ora può rientrare in Italia ed essere esposto, meritoriamente, a Roma. Si tratta di un'installazione artistica formata da banconote, cedole azionarie, Rolex d'oro, collier, una Maserati, un paio di Van Gogh e tre mignotte d'altissimo bordo. Era tutto custodito in un caveau, ora è disposizione del grande pubblico.