giovedì 27 maggio 2010

Inceneritore, Cova (Pd): Trezzo sull'Adda ha già dato. Si cerchino altre soluzioni


Sono tanti e di tutti gli schieramenti politici i sindaci della zona dell’Adda Martesana che oggi sono arrivati in Consiglio provinciale per dire no all’ampliamento dell’inceneritore di Trezzo sull’Adda.
Erano presenti Danilo Villa, sindaco di Trezzo sull’Adda, Vittorio Mapelli, sindaco di Grezzago, comune su cui è ipotizzato il 90% dell’ampliamento, Roberto Orlandi, sindaco di Vaprio D’Adda, Rocco Vincenzo, sindaco di Masate, Giancarlo Quadri, sindaco di Pozzo D’Adda, Carlo Pennati, assessore al comune di Basiano, Emanuele Bergamo, assessore del comune di Roncello, Elio Negri, vice sindaco di Bellinzago Lombardo, Abramo Facchinetti, assessore del comune di Inzago. Insieme a loro tanti cittadini.

“Oggi in Consiglio Provinciale abbiamo accolto una delegazioni di sindaci dell’area dell’Adda Martesana Est – ha spiegato il consigliere provinciale del Pd Paolo Cova - che manifestavano contro l’ampliamento del termovalorizzatore di Trezzo sull’Adda. Noi come Pd sosteniamo la loro protesta e siamo contrari a questo ampliamento”.
“Proprio per questo abbiamo presentato un ordine del giorno – ha continuato Cova - che chiede alla Provincia di Milano di escludere qualsiasi ipotesi di ampliamento, anche per il solo trattamento di fanghi e di rifiuti speciali, e di avviare un Tavolo di confronto tra Regione, Provincia e Enti Locali interessati da questo impianto”.
“Questa zona è un territorio – ha concluso Cova - che ha già dato molto in termini di smaltimento dei rifiuti, vista anche la presenza di un grande termovalorizzatore. Nello stesso tempo si tratta di un’area particolarmente virtuosa per quanto riguarda la raccolta differenziata. Per questi motivi si devono cercare soluzioni alternative all’ampliamento dell’impianto di Trezzo sull’Adda”.

Milano, 27 maggio 2010


Ordine del Giorno

Premesso che in data 11 giugno 2009 la società PRIMA srl, titolare del termovalorizzatore di Trezzo sull’Adda, ha presentato istanza per il raddoppio dell’impianto di smaltimento rifiuti (+193.000 ton/anno);

che la richiesta è stata effettuata sulla base della legge regionale 26/2003 e del Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR), approvato dalla Regione Lombardia con DGR N° VIII/8907 del 27.01.2009, il quale ha privilegiato l’ampliamento degli impianti esistenti piuttosto che la costruzione di nuovi impianti vicini ai luoghi dove si producono i rifiuti urbani;

che la DG Reti e Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia ha comunicato in data 10.12.2009 l’avvio del procedimento per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale;

Considerato

che sul territorio dell’Adda-Martesana Est sono presenti, oltre al termovalorizzatore di Trezzo sull’Adda e quello vicino di Dalmine (BG), le discariche di Inzago e di Cavanago Brianza

che sono in programma un impianto di compostaggio a Masate e un impianto di trattamento dei rifiuti speciali a Cambiago,

che il territorio è da ritenersi autosufficiente, avendo completato il ciclo integrato dei rifiuti in base alla normativa vigente;

che sul territorio sono presenti altri fattori di inquinamento, quali la centrale termica di Cassano d’Adda e l’autostrada A4 che attraversa l’intera area dell’Adda-Martesana Est, oltre alle programmate autostrade BreBeMi e Pedemontana e alla tangenziale est esterna;

Preso Atto

che l’attuale termovalorizzatore di Trezzo sull'Adda è più che sufficiente per lo smaltimento dei rifiuti prodotti dai Comuni associati nel CEM Ambiente SpA e riceve già oggi il 60% circa di rifiuti provenienti da altri Comuni della Provincia di Milano e di Monza e Brianza;

che i Comuni del territorio hanno già da tempo conseguito ed ampiamente superato gli obiettivi di raccolta differenziata indicati sia dalla legislazione regionale che dal Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti, ottenendo un risultato medio del 68% dei rifiuti totali prodotti, risultato che li colloca tra i più virtuosi d’Europa;

che la quantità di rifiuti prodotti dai comuni del CEM Ambiente nel 2008 è stata di 468 kg/pro-capite, inferiore dell’8% alla media provinciale (509 kg/pro-capite) e in diminuzione dell’1,7% rispetto all’anno precedente;

Constatato

che da anni i Comuni dell’Adda-Martesana Est stanno conducendo un’azione mirata a realizzare sul territorio una pianificazione sovracomunale dei servizi e alla ricerca di un dialogo costruttivo con la Regione e la Provincia;

che nonostante gli strumenti urbanistici di confronto tra le istituzioni a volte i Comuni dell’area si sono trovati e si trovano a dovere gestire, per il bene della comunità, servizi di interesse sovracomunale, non previsti dalla propria programmazione territoriale;

che in questi anni i Comuni dell’Adda-Martesana Est hanno dovuto subire la collocazione sul proprio territorio di impianti di notevole impatto ambientale, che hanno compromesso la vivibilità della zona;

che la procedura amministrativa per l’autorizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti prevede l’espressione di un parere meramente tecnico, nell’ambito della Conferenza dei servizi, esautorando di fatto le Amministrazioni Comunali dalle competenze di legge in tema di gestione del proprio territorio;

Richiamato

che il Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti, chiamando alla necessaria assunzione di responsabilità le Amministrazioni Comunali e le popolazioni, sostiene la necessità di pervenire ad un’equa distribuzione dei carichi ambientali ed enuncia il principio di prossimità, mirante alla minimizzazione delle percorrenze dei rifiuti;

che lo stesso PPGR assume quali obiettivi qualificanti

il contenimento della produzione di rifiuti urbani;
il riciclaggio, recupero e riuso dei rifiuti e dei materiali di scarto;
l’annullamento dei fabbisogni di discariche


che la Regione Lombardia ha recentemente emanato i nuovi criteri per la localizzazione degli impianti per il trattamento termico dei rifiuti (DGR n. VIII/10360 del 21.10.2009)

IL CONSIGLIO PROVINCIALE CHIEDE


alla REGIONE LOMBARDIA e alla GIUNTA della PROVINCIA DI MILANO di aprire con urgenza un tavolo istituzionale congiunto con le AMMINISTRAZIONI LOCALI per definire un accordo in merito ai punti sottostanti

e in particolare chiede:

alla PROVINCIA DI MILANO:

- l’esclusione di qualsiasi ipotesi di ampliamento del termovalorizzatore di Trezzo sull’Adda, anche per il solo trattamento di fanghi e di rifiuti speciali;

alla REGIONE LOMBARDIA:

- la previsione esplicita e l’incentivazione di tecnologie di smaltimento rifiuti alternative all’incenerimento, capaci di ridurre i possibili danni per la salute dei cittadini;
- l’introduzione dell’obbligo per gli impianti di incenerimento esistenti di adeguare ogni tre anni le tecnologie di trattamento dei rifiuti alle migliori tecnologie disponibili (best available technologies);
- l’effettuazione, tramite l’ASL della Provincia di Milano 2 (Melegnano), di un monitoraggio continuo ed efficace sulla popolazione dell’Adda-Martesana Est dei fattori di rischio per la salute e l’adozione delle misure più efficaci per contrastarle, secondo quanto già richiesto dalla Commissione Intercomunale di Vigilanza sul Termovalorizzatore.

Paolo Cova

consigliere Provinciale

domenica 23 maggio 2010

Come fare a meno di inceneritori e discariche

da cielopulito.com
Questo breve filmato dimostra che le alternative agli inceneritori esistono, costano meno, non inquinano e offrono anche notevoli possibilità di impiego. Risparmiando grandi risorse che non vengono così incenerite ma riutilizzate attraverso attività produttive che conferiscono valore aggiunto ai rifiuti.

Il costo di questi impianti è di gran lunga inferiore a quello degli inceneritori e le emissioni nocive sono completamente assenti


giovedì 20 maggio 2010

NO ALLA LEGGE BAVAGLIO !!!

clicca sull'immagine per ingrandirla

venerdì 14 maggio 2010

Raccolta Firme



GIOVEDI
20 Maggio 2010
Piazza Mercato

_________________
SABATO
22 Magggio 2010
davanti alla COOP
15,30 - 18,00
_________________
DOMENICA
23 Maggio 2010
P.za dell'Orologio
9,00 - 12,00

giovedì 13 maggio 2010

lutto

Esprimiamo sentite condoglianze al Sindaco Roberto Orlandi,per la perdita del caro padre.

venerdì 7 maggio 2010

FIRMA ANCHE TU : presso l'Ufficio Anagrafe del Comune


Adesso basta, sull'acqua decidiamo noi
Perché un referendum?
Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo. Mettendo oggi la nostra firma sulla richiesta di referendum e votando SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Perché tre quesiti?

Perché vogliamo eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua.
Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.

Cosa vogliamo?

Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Dai referendum un nuovo scenario

Dal punto di vista normativo, il combinato disposto dei tre quesiti sopra descritti, comporterebbe, per l’affidamento del servizio idrico integrato, la possibilità del ricorso al vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso ad enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzio fra i Comuni), ovvero a forme societarie che qualificherebbero il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente “privo di rilevanza economica”, servizio di interesse generale e scevro da profitti nella sua erogazione. Verrebbero di conseguenza poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
E si riaprirebbe sui territori la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali